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salvare i pappagalli
Il commercio dei pappagalli di cattura: fermiamolo!
Testo e foto di Rosemary Low
Non avendo ancora istituito una normativa che proibisce le importazioni, sembrerebbe che in Europa non ci preoccupiamo abbastanza per il benessere dei pappagalli. Con l’entrata in vigore del Wild Bird Conservation Act del 1993, gli USA hanno stabilito un precedente positivo ed un ottimo esempio. Vorrei sottolineare l’importanza di questa legge e la necessità di una normativa simile in Europa e altrove. Attualmente un Inghilterra viene applicato un doppio standard. Nella maggior parte dei casi è illegale catturare gli uccelli nativi, prendere le loro uova o perfino disturbarli nei nidi, si può rischiare il carcere. Eppure importiamo legalmente da altri paesi migliaia di pappagalli catturati in natura. Il World Parrot Trust sta lottando per far cessare le importazioni degli uccelli di cattura nell’Unione Europea. La nostra petizione è stata firmata da oltre 16.000 persone di 83 paesi. Se non lo avete già fatto, vi chiediamo di firmarla e di cercare di farla firmare ad almeno altre tre persone.
Il commercio dei pappagalli di cattura è crudele, irresponsabile e inutile. Le ragioni a favore di questo commercio, che si ascoltano spesso in Europa, non sono valide e si basano su concetti errati.
Occorre “nuovo sangue”: FALSO
Molti allevatori dichiarano che è necessario ottenere “sangue nuovo” per mantenere le specie che sono più rare in cattività. Io sostengo che l’esperienza passata ha dimostrato che l’altissimo numero di alcune specie non ha generato una popolazione stabile in cattività semplicemente perché non sono commerciabili. Un esempio è quello del Parrocchetto dalle guance grigie (Brotogeris pyrrhopterus), proveniente dall’Ecuador occidentale e dall’estremo nord del Perù. E’ stato molto sfruttato negli anni ‘80, prima di allora la specie era abbondante nella sua limitata area di distribuzione in natura. Tra il 1983 e il 1988, almeno 60.000 esemplari sono stati esportati. La maggior parte erano piccoli catturati nei nidi e allevati a mano. Negli USA erano molto popolari. Malgrado le decine di migliaia di esemplari esportati, oggi è una specie rara in cattività. Probabilmente negli USA vengono riprodotti in meno di 10 allevamenti. L’anno scorso ho fatto molte ricerche, inserendo degli annunci su diverse pubblicazioni specializzate, ma in Inghilterra non sono riuscita a localizzare un singolo esemplare. Se una specie non si può stabilizzare in cattività, dopo che ne sono stati importati 60.000 esemplari in 5 anni, l’affermazione che il commercio degli uccelli di cattura deve continuare per fornire agli allevatori esemplari non imparentati, non è molto convincente. Oggi, la popolazione totale del Parrocchetto dalle guance grigie, classificato Minacciato, è stimata a soli 15.000 esemplari, un quarto del numero esportato in cinque anni. In questo caso il commercio ha avuto un impatto duraturo sul calo della popolazione, che a causa della deforestazione non è più possibile recuperare.
Le catture sostengono le comunità locali: FALSO
Alcuni acquirenti di pappagalli di cattura credono di contribuire al sostegno economico delle comunità locali. Di fatto, la cattura dei pappagalli genera degli introiti molto bassi per chi le effettua o per gli altri abitanti dei paesi di origine che hanno bisogno di soldi. Katherine Renton sta effettuando delle ricerche in Messico sull’Amazona finschi, dove il commercio delle Amazzoni di cattura sta avendo un impatto molto negativo, ed ha messo a tacere il mito che sono i poveri a beneficiare dalle catture dei pappagalli. La maggior parte dei profitti di questo commercio vanno agli intermediari, già benestanti, nei paesi di destinazione.
L’allevamento contribuisce alla conservazione: FALSO
Alcuni allevatori sostengono che riproducendo le specie più rare, che vengono ancora importate spesso illegalmente, contribuiscono alla loro conservazione. In Inghilterra, c’è stato il caso dell’allevatore che si è procurato delle Are di Lear (Anodorhynchus leari) di cattura, una specie gravemente minacciata, ed ha scontato una condanna in prigione. Dichiarò che il suo unico obiettivo era la conservazione della specie. Una rivista settimanale specializzata ricevette molte lettere a sua difesa, che protestavano per una sentenza troppo pesante e ingiustificata. Apparentemente, gli autori non avevano capito che le azioni di questo allevatore e di chi compra queste specie, sono il motivo per cui la specie è così minacciata.
Il motivo principale per cui gli allevatori privati non possono partecipare ai programmi di riproduzione per le specie minacciate è il rischio di trasmissione di malattie. Negli ultimi vent’anni le malattie virali hanno colpito gravemente allevamenti e collezioni di pappagalli in tutto il mondo. Queste malattie sono il risultato delle esportazioni massicce di pappagalli catturati in natura, dove un gran numero di esemplari viene tenuto in condizioni di sovraffollamento e di mancanza d’igiene. I pappagalli selvatici possono vivere a lungo in contatto con questi virus, ma in condizioni di stress vengono colpiti dalle malattie. Inoltre, quando delle specie provenienti da continenti diversi vengono tenute nello stesso ambiente, possono contrarre malattie fatali trasmesse da virus dai quali non sono in grado di difendersi. Mi riferisco alle epidemie della malattia del becco e delle penne (PBFD), PDD, Pacheco ed altre. Molte di queste malattie si manifestano negli allevamenti anche quando le condizioni sono ottimali. L’alta incidenza delle malattie dove vengono mantenute molte specie diverse, significa che la reintroduzione di esemplari riprodotti in cattività costituisce un rischio inaccettabile per le popolazioni selvatiche. Per questo motivo, i programmi di allevamento per la reintroduzione delle specie minacciate devono svolgersi in situ, come viene fatto per i Parrocchetti Echo (Psittacula eques) a Mauritius e per l’Amazona vittata a Porto Rico.
Alcuni allevatori sostengono anche che è importante mantenere e riprodurre in cattività le specie più minacciate per permettere di reintrodurle se estingueranno in natura. Il fatto che i pappagalli allevati a mano non sono generalmente adatti per essere reintrodotti, è un altro motivo per cui gli allevatori privati difficilmente potranno partecipare alla conservazione delle specie a rischio. Nella riproduzione in cattività la maggior parte dei piccoli viene allevata a mano, e non dai genitori, per massimizzare la produzione (e i guadagni).
Le coppie potranno riprodursi ancora: FALSO
Tra chi è favorevole al commercio degli uccelli di cattura, c’è chi sostiene che quando si prelevano i piccoli dai nidi selvatici, i genitori si riprodurranno nuovamente. I dati raccolti tra il 1979 e il 1999 da una serie di ricerche sull’ecologia e il comportamento di specie neotropicali, hanno dimostrato che il tasso delle catture medio era del 30% (Wright and Toft, 2001). Se la riproduzione non andava a buon fine, era estremamente raro che le coppie (di diverse specie) si riproducessero nuovamente nello stesso anno, succedeva solo con l’1% delle coppie.
Altri motivi per proibire il commercio dei pappagalli di cattura:
Crudeltà
Le tecniche di cattura sono disumane. Chi ne dubita, dovrebbe vedere il video del World Parrot Trust, “Where the wild Greys are”. Dimostra il terribile trattamento inflitto ai pappagalli Cenerini, anche a molti esemplari adulti, catturati con le reti nel Congo. Si tratta del tipo peggiore di commercio e di un terribile spreco, perché molti degli esemplari adulti moriranno per lo stress dopo aver passato gironi, settimane o mesi di terrore. La cattura di pappagalli adulti non dovrebbe essere consentita perché:
a) Molti non si adatteranno mai alla vita in cattività
b) La popolazione in età riproduttiva viene decimata
c) Le catture privano alcune coppie dei loro compagni, e probabilmente causano la morte dei piccoli nei nidi che non vengono più nutriti.
Le catture dei piccoli nei nidi sono altrettanto crudeli. Un commerciante nel Chaco in Argentina, ha dichiarato che in un anno trattava in media 7.000 Amazona aestiva, e che nel 1973 ha allevato a mano 13.500 piccoli, arrivando a nutrire fino a 300 piccoli all’ora. Un documentario tristemente famoso, trasmesso molte volte in televisione, mostrava dei piccoli di questa specie mentre venivano nutriti, anche eccessivamente. In questo caso i piccoli morivano quasi istantaneamente, e i corpi venivano gettati da una parte.
Le catture estirpano le popolazioni
Le catture, da sole o sommate alla perdita degli habitat, possono causare come è già successo per l’Ara di Spix (Cyanopsitta spixii), l’estinzione delle specie in natura. Diverse specie, che una volta erano comuni e che sono familiari a tutti noi, hanno subito un declino catastrofico a causa delle catture. In Venezuela per esempio, l’Amazona ochrocephala è la specie più richiesta a causa della sua capacità di parlare. Desenne e Strahl (1991) sostengono che la specie “potrebbe diventare minacciata in Venezuela in seguito al gran numero degli esemplari catturati per il commercio nazionale e internazionale”. Il Cacatua sulphurea sulphurea è una delle 15 specie di pappagalli classificate come Criticamente Minacciate, unicamente a causa delle catture eccessive per il commercio.
Il numero dei pappagalli catturati è altissimo. Uno studio della fine degli anni ‘90 sul commercio internazionale dei pappagalli, ha rivelato che tra il 1991 e il 1996 sono stati esportati 1.200.000 pappagalli, la maggior parte delle specie proveniva dai paesi neotropicali. Si ritiene però che il numero dei pappagalli catturati in natura sia molto più alto, perché non è stata calcolata la mortalità precedente all’esportazione, stimata fino al 60% di tutti gli esemplari catturati da adulti o nei nidi. I dati ufficiali non tengono conto del considerevole commercio illegale di pappagalli, internazionale e locale. Considerando tutti questi fattori, si è stimato che dal 1982 al 1986 il totale dei piccoli catturati nei nidi nei paesi neotropicali era tra i 400.000 e gli 800.000 l’anno.
Distruzione dei nidi
La mancanza di nidi, spesso causata dall’abbattimento degli alberi, sta causando la diminuzione delle popolazioni selvatiche in molte zone. I ricercatori che nel Chaco argentino hanno studiato l’impatto delle catture sull’Amazona aestiva, hanno calcolato che tra il 1981 e il 1989, per catturare i piccoli nei nidi sono stati abbattuti o danneggiati illegalmente circa 100.000 alberi utilizzati dalla specie per nidificare (Bucher et al, 1992).
CITES
La Convenzione sul Commercio delle Specie Minacciate (CITES) ha contribuito – ma non sufficientemente – a controllare le esportazioni. Si tratta dell’unico trattato internazionale per la protezione dallo sfruttamento commerciale eccessivo delle specie minacciate di flora e di fauna. A seconda del grado di minaccia, le specie sono suddivise in tre Appendici o Allegati. La I Appendice comprende le specie più minacciate, per le quali le catture avrebbero un effetto catastrofico. La II Appendice include le specie che potrebbero diventare minacciate con un commercio incontrollato. La cattura di queste specie è consentita se è sostenibile e se gli esemplari sono stati ottenuti legalmente. Nella II Appendice sono stati inclusi anche i discendenti riprodotti in cattività, ma non di prima generazione, delle specie di I Appendice.
Il trattato è stato firmato nel Marzo del 1973. Il 6 Giugno 1981, quasi tutte le specie di Psittacidi, escluse quelle già appartenenti alla I Appendice, sono state incluse nella II Appendice. Attualmente 136 paesi hanno aderito alla convenzione CITES. Purtroppo, alcuni dei paesi che commerciano un numero altissimo di pappagalli di cattura non hanno aderito alla CITES. Le specie di II Appendice continuano ad essere catturate ed esportate, malgrado la maggior parte non sia stata studiata e non si sa se il livello delle catture è sostenibile. Le quote annuali di cattura, come quelle stabilite dai governi della Guiana e dell’Argentina, apparentemente non sono state basate su delle ricerche, e potrebbero essere state o essere tuttora non sostenibili.
Paesi esportatori
Negli ultimi decenni, ci sono stati molti cambiamenti nei principali paesi neotropicali esportatori di pappagalli. Dal 1967 il Brasile proibisce l’esportazione della fauna selvatica, il Costa Rica e il Venezuela dal 1970 e la Colombia dal 1973. All’inizio degli anni ‘70, gli esportatori principali erano il Messico, la Colombia, il Perù e il Paraguay. Nei primi anni ‘80, il Belize, l’Ecuador, il Messico e la Colombia cessarono di esportare uccelli catturati in natura, e gli esportatori principali erano l’Argentina, la Bolivia, la Guiana, l’Honduras e il Perù. Nel 1984 la Bolivia ha proibito le esportazioni di fauna selvatica, e per qualche anno l’Argentina diventò il principale esportatore di pappagalli neotropicali. Il Guatemala proibì le esportazioni nel 1986, e l’Honduras nel 1990. All’inizio degli anni ‘90, la maggior parte dei pappagalli esportati in Europa proveniva dalla Guiana e dal Nicaragua. E’ importante notare che nella maggior parte di questi paesi il commercio locale dei pappagalli di cattura ha continuato ad essere molto attivo, e che le catture e le esportazioni illegali di molte specie non sono diminuite Molti pappagalli vengono portati illegalmente oltre frontiera.
Specie con un alto livello di mortalità
Alcune specie vengono esportate malgrado le loro probabilità di sopravvivenza siano quasi nulle. E’ risaputo che lo Psittacula longicauda raramente sopravvive in cattività per più di pochi mesi. Si è riusciti raramente a riprodurre la specie in cattività, e non a lungo termine. Nel 2000, 648 esemplari sono stati esportati dalla Malesia, è improbabile che qualcuno di loro sia ancora vivo. Molti non sopravvivono neanche al viaggio, in parte perché vengono trasportati male per risparmiare sui costi.
Un’altra specie originaria della Malesia con un altissimo tasso di mortalità, è il piccolo Psittinus cyanurus. E’ classificato Quasi-minacciato (quasi come Vulnerabile, cioè a rischio di estinzione a medio termine). Il tasso di sopravvivenza è basso anche per i Loriculus galgulus esportati dalla Malesia, anche se si riesce a riprodurne un numero ridotto in cattività. Ovviamente, l’obiettivo delle esportazioni è solo economico senza nessuna considerazione per il benessere degli uccelli. Anche se questo non dovrebbe stupire nessuno, il commercio delle specie che soffrono di un tasso di mortalità eccessivo dovrebbe essere proibito. Purtroppo, è probabile che passeranno molti anni prima che l’etica avrà un suo ruolo in questo commercio, se mai succederà.
Il commercio in Indonesia
A Luglio di quest’anno, l’associazione indonesiana KSBK (Animal Conservation for Life) ha pubblicato un rapporto sul commercio dei pappagalli in Indonesia. Nella provincia di North Maluku vengono catturati annualmente 15.000 pappagalli. Non c’è limite al numero di catture effettuate per certe specie (come il Cacatua alba). Anche per le specie per le quali non esiste una quota di esportazione, vengono rilasciati permessi di cattura dal SBKSDA, l’autorità forestale. L’esercito indonesiano (TNI) è coinvolto in questo commercio. I militari che rientrano dal servizio trasportano centinaia di pappagalli sulle navi della Marina Militare. Tra le specie commerciate ci sono i Lorius garrulus, gli Eos squamata e i Cacatua alba. Da Gennaio a Marzo del 2002, il KSBK con il sostegno del RSPCA, ha condotto un’investigazione sul commercio dei pappagalli in cinque mercati di Java. I Lorius lory sono la specie più commerciata, sono molto numerosi anche altre specie di Lorius, gli Eos, gli Eclectus, gli Alisterus chloropterus e i Tanygnathus. I commercianti di Jakarta e di Bali spediscono gli uccelli in Pakistan, Qatar, Taiwan, Italia e Spagna, molti di questi uccelli vengono dichiarati falsamente come riprodotti in cattività. Tra le specie catturate, il 47% sono protette dalla legge locale. Le catture hanno causato l’estinzione locale dei Cacatua sulphurea e moluccensis, degli Eos histrio, dei Lorius domicella e garrulus.
Il nostro iscritto Stewart Metz, M.D., ha creato una petizione indirizzata a Megawati Soekarno Putri, presidente dell’Indonesia, per fermare il commercio illegale degli uccelli indonesiani. Vi invitiamo a firmarla su questo sito: www.PetitionOnline.com/cockatoo/petition.html
E’ stato provato che il Wild Bird Conservation Act (WBCA) ha avuto l’effetto di diminuire le catture dei piccoli nei nidi in Sud America. Nelle dieci specie per le quali è stato possibile effettuare un paragone diretto, il tasso delle catture era del 48% prima dell’entrata in vigore del WBCA , successivamente è diminuito al 20%. Gli studi hanno dimostrato che dopo il blocco delle importazioni dei pappagalli di cattura negli USA, le esportazioni di alcune specie dai paesi neotropicali è diminuita. Si ridurrebbero ancora di più se l’Unione Europea seguisse lo stesso esempio. Il 75% del totale dei pappagalli di cattura commerciati legalmente nei tre anni successivi all’entrata in vigore del WBCA, sono stati importati nell’UE.
Tuttavia, ci sono anche altri paesi, specialmente in Asia, che importano un gran numero di pappagalli di cattura. E’ probabile che in futuro la maggior parte dei paesi non permetterà più le importazioni dei pappagalli di cattura. Ma forse sarà troppo tardi, e il numero di molte specie si sarà talmente ridotto che le catture per l’esportazione non saranno più redditizie. Questo commercio ha già causato un danno irreversibile e una sofferenza inimmaginabile a milioni di pappagalli.
Bibliografia
Bucher, E.H., C.S.Toledo, S.Miglietta et al, 1992, Status and management of the Blue-fronted Amazon Parrot in Argentina, PsittaScene, 4 (2): 3-6. Desenne, P., and S.D.Strahl, 1991, Trade and the conservation status of the family Psittacidae in Venezuela, Bird Conservation International, 1 (2): 163-169. Wright, T., and C.A.Toft, 2001, Nest poaching for trade, PsittaScene, 13 (3): 6.
Ringraziamenti
Vorrei ringraziare John Caldwell, WCMC, Cambridge, per i dati sul commercio.
Vi prego di riprodurre questo articolo. Non è necessaria la nostra autorizzazione ma vi chiediamo di citarne la fonte: “Questo articolo è apparso per la prima volta su PsittaScene del Novembre 2002, la rivista del World Parrot Trust”.
11 Settembre 2011
di admin
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Anellare un soggetto
come anellare :
Anellare un pappagallo può sembrare difficile, ecco alcune sequenze di questa operazione che in realtà è abbastanza semplice.
Tenendo il pullo con la mano sinistra, con il ventre girato verso il basso, la testa rivolta verso di noi, si prende la zampa (in questo caso la sx) e si uniscono leggermente le tre dita piegandole ad U.
Bagnando con un po di saliva (è sempre a disposizione) si infila l’anello, che deve fare leggermente fatica ad entrare, ricordo che se entra troppo facilmente si sfila anche facilmente,
A questo punto, si deve passare il quarto dito che aspettando qualche istante il sangue defluisce, facilitando il passaggio, se non si ha molta pratica è bene fare attenzione a non rompere la falange, in questo caso, o avete aspettato troppo ad anellare o l’anello è troppo piccolo, per le specie maggiorate di taglia è bene aumentare un numero di anello previsto, importante che risulti inamovibile quando il soggetto è adulto.
Ora che il quarto dito è passato l’operazione è conclusa, come potete vedere il tarso nei pappagalli di solito è corto, ci sono specie come i rosella in cui la zampa lunga facilita l’operazione, le calopsitte invece hanno un tarso breve per cui è bene anticipare di un giorno l’operazione.
Chi prova le prime volte è meglio che lo faccia a sei otto giorni, invece che a otto dieci, anche se dipende molto da specie e periodo, le fasi sembrano complesse, ma dopo un po di pratica diventa un’operazione semplice.
9 Luglio 2011
di admin
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Conuri Pyrrhura
I CONURI DEL GENERE PYRRHURA
Al genere Pyrrhura appartengono numerose specie e relative sottospecie in totale sono 59 riconosciute.
Sono piccoli conuri che abitano le foreste dell’America Centrale e Meridionale, le loro dimensioni oscillano dai 23 cm del Conuro dall’orecchio bianco Pyrrhura leucotis leucotis ai 30cm del Conuro a gola azzurra Pyrrhura cruentata.
Il colore prevalentemente verde con macchie ventrali e code rosso mattone o color marrone scuro, presentano scagliosità sul petto più o meno marcate e cappucci grigio-marrone, sfumature azzurre e rosa su collo e guance, macchie rosse, bianche o gialle su spalline e testa.
In complesso una colorazione attraente e con piccole differenze tra i sessi in alcune specie, occhi cerchiati di bianco e becco nero.
Alcune sono molto attraenti come il Conuro a ventre cremisi Pyrrhura perlata perlata, o il Conuro dipinto Pyrrhura picta picta, altre quasi completamente verdi come il Conuro di Offman .
Si differiscono dagli altri Conuri per la taglia ridotta e per la voce meno forte , sono dunque consigliati a chi non ha molto spazio disponibile e vuole evitare uccelli troppo rumorosi.
La dieta comprende semi secchi , frutta e verdure, insetti, pastoncino di allevamento e molti Sali minerali, gradiscono particolarmente i grossi semi per colombi e legumi, preventivamente ammollati o cotti.
Distruttori instancabili di strutture in legno, devono essere alloggiati in voliere di almeno 150-200 cm di lunghezza evitando plastica e legno, la rete metallica non plastificata, deve avere una maglia di 12 x 12 mm, obbligatoria la doppia rete nelle strutture adiacenti, amano moltissimo staccare le dita di eventuali vicini che si trovano aggrappati.
Sono poco socievoli verso altri ospiti della voliera, non sono quindi indicati in voliere miste, possono essere molto violenti anche verso i loro simili.
Sono molto intelligenti e curiosi, interagiscono con le persone che li accudiscono e imparano presto a fidarsi tanto da posarsi sulle mani per aspettare un buon boccone.
La riproduzione avviene in primavera, i nidi devono essere abbastanza grandi, sono usati tutto l’anno anche come ricovero notturno, amano covare in camere buie pertanto diventa utile una mensola interna che possa garantire tranquillità e sicurezza.
Un sub strato di legno marcescente o truciolo grossolano posto sopra una depressione del fondo serve a tenere raccolte le 4-8 uova covate dalla sola femmina per circa 22-24 gg, di solito si dimostrano bravi genitori e difendono i loro piccoli con tenacia tanta da aggredire eventuali intrusi (mani comprese).
I piccoli crescono lentamente , il periodo è di circa 8 settimane per uscire, ma diventano indipendenti poco dopo.
Alloggiati in grandi voliere i giovani possono socializzare e sono pronti alla riproduzione dopo 20 mesi circa.
3 Luglio 2011
di admin
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Chiarezza norme cites
Chiarezza sulle normative cites
Dopo che è entrato in vigore l’integrato sul decreto cites del 5 ottobre 2010, vediamo di fare chiarezza sulle normative che regolamentano l’allegato B.
1) Agapornis fischeri (Inseparabile di fischer)
2) Agapornis personatus (Inseparabile mascherato)
3) Nandayus nenday (Conuro nanday)
4) Neophema elegans (Parrocchetto elegante)
5) Padda oryzivora (Padda)
6) Poephilla cincita (Diamante bavetta)
7) Forpus celestis (Pappagalletto di Lesson)
8) Forpus passerinus (Pappagalletto groppone verde)
9) Forpus cospicillatus (pappagalletto dagli occhiali)
10) Neopsephotus bourkii (Parrocchetto di Bourk)
11) Psephotus H. haemathonotus ( Parrocchetto dal gropone rosso)
12) Bolborhynchus L. lineola (Parrocchetto barrato)
13) Polytelis swainsonii (Parrocchetto di Barraband)
14) Polytelis alexandrae (Parrocchetto della regina Alessandra)
15) Trichoglossus H. haematodus (Tricoglosso nuca verde)
16) Trichoglossus H. moluccanus (Tricoglosso di Swaisson)
17) Leiotrix lutea (usignolo del giappone)
18) Neophema pulchella (parrocchetto turchese)
19) Neophema splendida (parrocchetto splendida)
20) Platycercus E. elegans (rosella di Pennant)
21) Platycercus E. eximius (Rosella comune)
22) Platycercus E. ceciliae (Rosella dal mantello d’oro)
23) Platycercus icterotis (Rosella di Stanley)
Queste sono le 23 specie incluse nell’allegato 1 che risultano esenti dalla tenuta del registro di detenzione, si riferisce solo a specie dell’allegato B del Reg. (CE) n. 338/1997, queste specie risultano esenti solo previo marcatura (anello a norma previsto ) e denuncia di nascita entro 10 gg , la cessione deve essere seguita dal documento controfirmato. (sono esenti anche da denuncia dichiarativa)
La mancata marcatura, in più, le rende obbligate ad essere inserite nel registro di detenzione dell’alegato B.
In riferimento alle seguenti specie incluse in allegato X (ex all. VIII) del Reg. (CE) 18/08/2001
1) Carduelis cucullata (Cardinalino del Venezuela)
2) Columba livia ( Piccione selvatico)
3) Cyanoramphus novazelandiae (Kakariki fronte rossa)
4) Psephotus dissimilis (Parrocchetto dal cappuccio)
Queste 4 specie sono esenti da: denuncia di nascita, denuncia dichiarativa, tenuta del registro solo previo marcatura con anello a norma previsto .
La mancata marcatura a norma li rende soggetti alla burocrazia prevista.
18 Giugno 2011
di admin
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Sesso Calopsitte
Ciao a tutti, volevo inserire queste foto per capire in maniera semplice il riconoscimento del sesso delle calopsitte.
Il sotto ala è molto pratico per capire di cosa si tratta, unico problema, quando sono bianche o pezzate, in questi casi risulta impossibile o quasi, allora si deve ricorrere al sessaggio o con dna o tramite endoscopia.
Le macchie sono molto simili ad una femmina adulta, ma risultano meno definite, possono essere più o meno evidenti, queste o spariscono dopo la prima muta ed è maschio.
Se rimangono, riducendosi per estensione, (questo cmq è soggettivo) è femmina.
In questo caso abbiamo una lutina perchè di femmina si tratta, notare la presenza delle caratteristiche macchie gialle che determinano il sesso .se non ci fossero e le piume fossero completamente uniformi si tratterebbe di un maschio (mi spiace non ho la foto )
Questa pezzata, anche questa femmina, è riconoscibile dalle due piume macchiate che si vedono bene spiccare sulle altre, come potete notare le altre piume sembrano di un maschio, ecco perchè bisogna fare molta attenzione in questo caso, possono essere benissimo scambiate per maschi, qual’ora anche quelle due piume fossero interessate dalla pezzatura che cancellerebbe tale traccia.
Da tenere sempre presente che tali caratteristiche sono evidenti dopo la prima muta che normalmente avviene ultimata ad 8 mesi circa dall’involo.
Si possono avere delle supposizioni del sesso dall’intensità delle macchie nei giovani, se sono molto estese di solito si tratta di femmine, se si riducono a punti definiti sono maschi, ma questo sistema non dà la certezza diciamo un 60-70 %
13 Giugno 2011
di admin
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Costruire ed applicare molle
costruire ed applicare molle
Vi spiego un modo semplice per costruirsi le molle in acciaio.
Per prima cosa bisogna acquistare del filo di acciaio armonico. questo, non essendo inox è soggetto a fare ossido, ma non esiste acciaio inox per molle, è sufficiente mettere dello zinco a freddo una volta finite per evitare il problema.Ci sono diversi diametri di filo, lo si trova facilmente in ferramenta in rotolini, il costo è irrisorio per le molle che si posssono fare, un filo di 0,5 è forse il più ideale, ma si possono fare anche con 1 0 1,5 mm, si ottengono molle molto forti, ma il diametro del filo deve essere proporzionato al diametro della molla finita.
Come attrezzi, un trapano che possa girare lentamente, delle punte per forare di diametri variabili a seconda della molla da costruire. un tronchesino per tagliare il filo, una pinza a punte coniche per adattare la molla.si inserisce una punta al contrario sul mandrino e si infila il filo armonico tra gli spazi del mandrino, fino in fondo.
si comincia a girare lentamente, tenendo le spire ben attaccate tra loro, contare le spire, è un modo per fare le molle sempre uguali, questa operazione deve essere fatta in maniera decisa e continua se si vuole ottenere un buon risultato
a questo punto la molla è fatta, si toglie il tutto dal mandrino, se notate la parte che era inserita, presenta un’apertura maggiore rispetto all’ultima spira, questa è la parte che si inserisce con minor fatica nel filo di ferro che ospiterà la molla.
ora basta inserire la molla sul filo fino a completare tutti i giri, ci si aiuta con una pinza a punte coniche.
è molto comodo applicare molle, ad esempio questa per bloccare un fondo di gabbia, è utile specialmente per i pappagalli che spingono fuori le griglie dei fondi, con questo sistema si evita l’inconveniente.
con un po di pratica si riescono a fare le molle doppie, la cui forza è notevole, ma non si riescono ad inserire , si usano in fase di costruzione della gabbia, oppure inserite su un filo da applicare esternamente, magari su sportelli di rete , queste molle si ottengono, facendo girare il trapano al contrario da una parte, se notate le spire devono finire entrambi nella stessa direzione.
buon lavoro !
12 Giugno 2011
di admin
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Considerazioni sui nidi
Ciao a tutti, volevo esporre alcune considerazioni riguardo i nidi per psittacidi.
Per prima cosa quello andremo a trattare, non è tanto come costruirli, ma quello che penso sia importante tenere presente per far si che un nido sia accettato dai nostri pappagalli.
Possiamo dividere i pappagalli in due grandi categorie per capire di cosa hanno bisogno.
Ci sono i pappagalli di foresta e i pappagalli del deserto, rispettivamente di zone umide e aride, queste due caratteristiche differenziano sia la costruzione, che i materiali.
La foresta pluviale ha come particolarità il caldo afoso e la pioggia che cade praticamente ogni giorno, anche il nido dunque deve essere in grado di mantenere calore e umidità, gli alberi marcescenti che caratterizzano la maggior parte dei siti di nidificazione, sono costituiti da uno strato di legno molto alto sul fondo, che evaporando di continuo, trasmette l’umidità necessaria alla schiusa, questa particolarità che le specie nidificanti hanno bisogno si deve mantenerla se vogliamo che la schiusa sia garantita, il nido sarà in questo caso con pareti di spessore grosso, anche le forme ad L sono più adatte a trattenere l’umidità in quanto il foro d’ingresso essendo spostato ne limita la fuoriuscita, gli alberi caduti o marcescenti non sono in posizione eretta, quindi anche le forme orizzontali sono come dire, più naturali, i corridoi di ingresso ad esempio imitano perfettamente il tronco caduto o appoggiato ad un altro albero, i doppi fondi possono trattenere più umidità e alcuni accorgimenti già descritti possono favorire il ristagno d’acqua.
Il deserto o zone aride hanno le caratteristiche opposte chiaramente, costruire un nido per questi uccelli diventa più facile in quanto non esiste il problema, o almeno è ridotto, l’evoluzione degli uccelli che abitano queste zone per cui si sono adattati a tali condizioni climatiche e sanno sfruttarle al meglio, ricordiamoci che questi animali “portano” l’acqua all’interno, sarà nostra cura dunque non far mancare loro la possibilità di bagnarsi, lasciare ad esempio un calopsitte senza vaschetta del bagno è un grosso errore, entrambi i genitori in questo caso, andranno a bagnare le piume del petto e adagiandosi sulle uova trasmettono l’umidità necessaria.
Il nido per questi parrocchetti generalmente è senza imbottitura per evitare che questa assorba l’umidità delle uova stesse, ecco perche di solito i rosella ad esempio puliscono il nido trasportando fuori il materiale che noi abbiamo messo dentro, questi pappagalli covano generalmente sul legno nudo, il fondo di questi nidi sarà incavato per tenere raccolte le uova, in natura non esistono tavole levigate, ma normalmente usano nidi di picchi o cavità naturali, modificate da loro stessi, quindi finiscono ad U, lasciare il fondo piatto e nudo è un grosso errore, le uova finiranno negli angoli, con conseguenze che possiamo immaginare.
Questi semplici accorgimenti che analizzando le varie specie che abbiamo possiamo facilmente creare, non ci fanno fare degli errori banali che compromettono la covata.
Altri particolari che sono in entrambi i casi validi sono:
Il nido deve essere solido, fisso in un punto, accessibile e sicuro, posizionato il più in alto possibile, mimetizzato, in un posto tranquillo, e cosa importantissima sempre lo stesso se ha dato risultati in precedenza, gli animali tornano se hanno avuto successo, un nido “predato” viene cambiato, anche prelevare i pulli per allevarli a mano è una forma di predazione che la coppia percepisce, questa pratica per me è la principale causa per rovinare brave coppie riproduttrici.
Ispezionare il nido gradualmente, non in maniera invasiva, facendo capire che non siamo predatori, ma semplici visitatori, loro lo vedono come “abbiamo scelto bene il nostro nido è sicuro ”
Per le specie particolari, quelle che fanno fatica a riprodursi, mettere più nidi e di varie forme può fare la differenza, anche le doppie entrate a volte sono molto importanti, se una coppia rosicchia un angolo creando una seconda via di fuga, è perche se in natura entra un serpente arboricolo, hanno la possibilità di salvarsi, non facciamo l’errore di tappare il buco, lo rifarebbero, anche se si adattano il foro d’entrata è segno che lo gradiscono così.
I parrocchetti dal collare ad esempio gradiscono una tavoletta che chiuda l’entrata, lasciando un centimetro di apertura ad esempio, stimola la coppia a rosicchiare il resto, facendo scattare l’istinto riproduttivo.
Queste considerazioni ho voluto scriverle in quanto mi capita di vedere molto spesso che alcuni commettono errori banali, dicendo magari, ho comprato questo nido in negozio, ma le calopsitte non entrano nemmeno, magari è un nido per ondulati, oppure come uno ha messo il nido per tortore dal collare ad una coppia di rosella, sorprendentemente hanno deposto a terra, dicendomi, che non sono mai andate dentro.
La scelta di un soggetto
Nel corso degli anni ho potuto constatare che la scelta di un soggetto da riproduzione è importantissima per garantire la qualità nel proprio allevamento.
Andiamo ad analizzare alcune particolarità che sono fondamentali a tale scopo.
Il carattere.
Anche gli uccelli hanno caratteristiche comportamentali differenti da soggetto a soggetto, come noi esseri umani troviamo il dominante , il sottomesso, l’irrascibile ed il tranquillo, tutte queste particolarità possono risultare importanti ai fini della riproduzione, scegliere l’animale più adatto diventa difficile se non possiamo osservarlo a lungo, diventa impossibile se l’acquisto viene fatto con animale singolo posto dentro uno spazio ridotto, ma se possiamo farlo in luogo come una voliera dove la convivenza con altri uccelli rivela il suo temperamento si possono individuare alcune particolarità.
Mettendo una ciotola di cibo, vedremo per primi i soggetti dominanti, questi scacceranno i sucessivi che si dovranno accontentare di mangiare dopo che i primi si saranno saziati.
Un gioco, un’oggetto particolare come una corda, o un nido, farà la gioia dei più curiosi ed intraprendenti, le stesse cose spaventano i più timidi poratandoli lontano dove le grida di allarme bloccheranno per alcuni istanti tutti gli altri inquilini, vedremo comunque i più coraggiosi ritornare quasi subito dove prenderanno possesso di questi giochi.
Questi comportamenti sono importanti in futuro, imparare a mangiare di tutto, non avere paura di cose e cambiamenti, difendere il loro territorio e via dicendo.
La struttura
Osservare bene le proporzioni dei soggetti, la lunghezza delle code, i muscoli pettorali, la robustezza delle zampe, il piumaggio ed i colori, la forza del soggetto quando si prende in mano, tutto questo rivela un animale in piena forma fisica, in natura i più deboli vengono predati, in ambiente domestico invece si salvano e la selezione ai fini riproduttivi diventa compito di chi li andrà ad acoppiare.
Un becco robusto serve per scavare il nido, le articolazioni forti servono ad arrampiacrsi, ali perfette consentono di sfuggire ai predatori così come una vista ottimale e spirito di osservazione.
Dentro una covata non tutti i piccoli crescono ugualmente, questo può dipendere dalla scarsità di cibo, dalla sequenza di nascita e dalla bravura dei genitori, poi la possibilità di volare e sviluppare tutti i muscoli del corpo, diventa importante permettere il volo e la convivenza con i loro simili.
Genetica
In ambiente naturale un soggetto mutato diventa troppo visibile ai predatori, di solito vengono eliminati, adirittura scacciati dai loro simili perchè troppo visibili, questo perchè presentano difetti fisici, diventa importante ottenere soggetti mutati che derivino da soggetti portatori di tale mutazione, due genitori mutati daranno prole debole o con deficienze, dita mancanti, vista debole,riduzione di taglia, embrioni che non si sviluppano e altre caratteristiche degenerative.
Le mutazioni altro non sono che “togliere”qualche cosa, se guardiamo bene come è colorata una piuma, noteremo un disegno centrale, ed il lipocromo laterale, il nero del disegno è costituito da melanine, nero e bruno, queste sono fondamentali per garantire struttura e resistenza, basta pensare che le persone che popolano l’equatore si difendono dai raggi solari grazie alle melanine, le popolazioni scandinave invece non hanno questa esigenza e le loro melanine sono ridotte.
Il colore principale delle piume degli uccelli che vivono in foresta è verde, ma il verde che vediamo altro non è che la somma del blu e del giallo, questi pigmenti sono assenti nelle mutazioni blu e lutino, e precisamente nel blu manca il giallo e nel lutino manca il blu, nel soggetto albino mancano sia le melanine che i lipocromi.
Possiamo immaginare se due soggetti albini vengono usati per la riproduzione, sono il massimo della riduzione, ma anche le altre mutazioni devono essere ottenute sempre avendo almeno uno dei genitori portatore, cioè deve presentare una colorazione ancestrale, ma essere nato da un genitore mutato.
Il discorso è molto più complesso se si analizzano le varie mutazioni, ma quello che voglio considerare è il concetto di accoppiamento.
Conclusione
Le coppie da riproduzione devono essere scelte con cura, nei pappagalli diventa anche importante la compatibilità dei soggetti, questo complica ulteriormente le cose, ma se possiamo disporre di una fonte consistente di animali, lasciamoli scegliersi tra loro, una coppia che si forma da sola sarà la cosa migliore per avere successo riproduttivo assicurato.
Se nella consistenza avremmo selezionato in precedenza le caratteristiche sopra citate, potremmo disporre di ottimi ceppi , resistenza alle malattie, buone caratteristiche fisiche, possiamo dire di avvicinarsi il più possibile ai soggetti che si trovano in natura, questo è lo scopo principale di un allevatore.